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05/01/2009

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Cari Amici, pace e bene,
il “mestiere” di parroco è quello di ascoltare e non può tapparsi le orecchie, altrimenti verrebbe meno al suo compito: quello di servire i fratelli e di farsi voce di coloro che non hanno voce. La fede o si incarna nell’esistenza dell’uomo oppure non è fede. Dio, per realizzare il suo disegno di amore e di salvezza, si è fatto uomo in Gesù Cristo, assumendo su di sé l’umanità e piantando la sua tenda in mezzo alla storia degli uomini. La Chiesa ha, ormai, abbandonato i propri recinti e le proprie sacrestie per andare incontro all’uomo. Vivere l’Incarnazione oggi vuol dire portare all’interno della Chiesa l’esperienza dell’essere andati oltre, dell’essere usciti dal tempo, la ricchezza e la positività del mondo.

La presente vuol essere una riflessione per stimolare tutti a pensare sempre in positivo impegnandoci in prima persona a costruire un mondo sempre migliore, più vivibile e accogliente dove ci si sente a proprio agio con se stessi e con gli altri. La politica è intesa come servizio alla polis, continuamente tesa alla costruzione della “Città dell’uomo” che è anticipazione e preparazione secondo l’intuizione di S. Agostino, della “Città di Dio”. San Menaio è una piccola frazione di Vico del Gargano che possiede enormi risorse che, purtroppo, non vengono del tutto utilizzate. Constato che si fa fatica a investire su progetti di riqualificazione mirata del territorio che facciano aumentare la nostra ricchezza tutta concentrata sul turismo.

E’ necessario che ognuno nei rispettivi ambiti di lavoro civile e religioso spenda le proprie energie per il bene e il progresso dell’uomo e della società. La Chiesa locale di San Menaio, nell’istituto della Parrocchia, è impegnata a costruire una comunità viva, tesa a testimoniare l’amore di Dio. La valenza sociale che gli operatori pastorali hanno all’interno di un determinato territorio è grande come grande deve essere la reciproca e fraterna collaborazione tra le Istituzioni. Perdonate questa mia digressione, ma ho a cuore le sorti di questa porzione di popolo di Dio che è sotto le mie cure pastorali: l’uomo va salvato nella sua interezza. La parrocchia di S.Antonio (nella foto, la chiesa; ndr) è l’unico punto di riferimento e di aggregazione per la piccola comunità di San Menaio il più delle volte trascurata e dimenticata soprattutto da coloro che sono deputati ad amministrare il bene comune; eppure coloro che la abitano sono cittadini di Vico del Gargano con gli stessi diritti e i medesimi doveri di coloro che risiedono in centro.

Il mio predecessore, prima, e poi io, abbiamo avuto modo di constatare di persona le vuote promesse o i silenzi di alcuni nostri amministratori; forse ci sono problemi più impellenti e urgenti, ma una Parrocchia e un luogo come quello di San Menaio, dovrebbero essere curati di più e meglio, almeno per chi assicura una presenza quotidiana, là dove altri sono assenti! L’albero spelacchiato e senza luci diventa così il triste simbolo di una realtà fatta di disservizi, solitudine e trascuratezza che non può far altro che aumentare dissapori e sfiducia verso coloro che ci rappresentano. A tutti gli abitanti di Vico del Gargano, di San Menaio, ai parroci e confratelli Cappuccini, al Sindaco, all’Amministrazione Comunale e a tutti i Militari va il mio augurio più sincero: che il Natale non sia solo un giorno all’anno, ma che sia Natale oggi, domani, e ancora domani, ogni giorno, ogni minuto, ogni istante della nostra vita. Che la nascita del piccolo Gesù sappia aprire i nostri cuori alla vita facendone riscoprire la bellezza attraverso l’incontro con Lui e con chi vive al nostro fianco….


MICHELE ANGELICCHIO
Caro Direttore,
come uno dei destinatari della “lettera aperta alla città” del parroco di San Menaio, fr. Eduardo, mi sento in dovere rispondere sia per sensibilità di cittadino di questo paese e sia per ricordare, a me stesso, ruoli, ambiti e responsabilità di ciascuno nella vita di una comunità. Nella terra di Michelangelo Manicone e di Pietro Giannone non mi sarei mai aspettato, all’improvviso, di essere amministrato da un Consiglio comunale, da una Giunta, e da un Sindaco sotto la tutela e il controllo del parroco di San Menaio. Ricordo che la quasi totalità dei parroci, soprattutto quelli dei nostri paesi, chiedono tutti i giorni e pretendono nel più assordante silenzio delle comunità parrocchiali, indipendenza e autonomia nel “servire i fratelli”. Non sarebbe parimenti giusto e legittimo fosse riconosciuta pari dignità, indipendenza, autonomia all’azione amministrativa della città di Vico del Gargano?

Se la lettera aperta del parroco fosse stata inviata alla comunità dei parrocchiani (amministratori e non) dall’alto del pulpito, e magari con diritto di parola, non ci sarebbe niente di male; a ogni pastore il suo gregge. Ma quando lo zelo di “servire i fratelli” straborda al di là del confine di competenza, allora si trasforma in propaganda. Come ricco di propaganda è il contenuto della lettera. Mentre largheggia in insegnamenti, tace oppure è colpa di poca memoria, sui responsabili della San Menaio ridotta alle condizioni di oggi. Sappiamo molto bene, che il quartiere di San Menaio grida giustizia e da tanti anni, da troppi. L’ultimo atto di ingiustizia è stato la rapina (legale) di ingenti risorse, rastrellate con il pagamento della fogna, e dirottate su Vico del Gargano per realizzare lavori di dubbia utilità e urgenza in piazza San Francesco e Corso Umberto ereditati dall’Amministrazione Amicarelli. E per carità non andiamo indietro negli anni, altrimenti dovremmo ricordare che la San Menaio di oggi è il bel risultato di tanti amministratori, assidui frequentatori di sacrestie, e novelli imprenditori paesani. Se il parroco di San Menaio nell’esercizio del Suo sacrosanto “mestiere” vorrà incontrarli e ascoltarli, poi dovrà usare identica saettante tempestività e solerzia nello scrivere una nuova lettera aperta… ai parrocchiani.

Con stima.

 Redazione (foto fuoriporta.info)

 

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