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11/02/2008

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Il corsivetto di "zia" Leti - 1
Clicca per Ingrandire Il mio posto... Un luogo incantato, dove vivevo libero, indisturbato, adattato, protetto. Niente mi mancava. Avevo tutto per essere felice. Amico della madre terra, assoggettato alla sua volubilità, consapevole del presente, integro, impulsivo, a volte greve mai triste, forse preoccupato. Ero il primo ad assaporare il gusto della vita, a scoccare la scintilla della civiltà. M'illudevo, ma non potevo saperlo, non potevo accorgermi di quanto si preparava. Godevo... ero felice... gioivo di ogni evento. D’altronde era tutto così incontrastato, grande, primordiale, incontaminato. Mai avrei immaginato ciò che ora vedo. Mai avrei creduto che i miei simili arrivassero cosi lontano, covassero tanto disprezzo... odio per il loro ambiente.
Su tutto non comprendo la presunzione di voler assoggettare alle regole di un profitto stupido luoghi che sarebbero dovuti rimanere simboli. Com'è possibile pensare di sbarrare i corsi delle acque, sottovalutare la potenza del fuoco, degli elementi, attingere dal tutto a piene mani senza reintegrare mai nulla! Troppo comodi per non fare del rifiuto uno status symbol…
Distrutti o nascosti o ignorati i luoghi della memoria collettiva, gli insediamenti che mi hanno visto protagonista nel mio presente quando, illuso ma felice, credevo nella futura società civile. Trafugati, contrabbandati, svenduti, sminuiti i nostri manufatti. Recise le radici, l’uomo di oggi non ha più storia. Folle, si consuma davanti a quelle scatole che proiettano immagini raccapriccianti e il mio sguardo triste si consuma dinanzi a ciò che non avrebbe mai dovuto esserci. Perché continuare a infierire, lasciare che tutto continui ad andare cosi; perché il benessere deve andare di pari passo col saccheggio del territorio... Perché!
LETIZIA MENCONI

 "punto di stella" - mensile d"informazione del gargano
 

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