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01/03/2008

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Il nonno racconta al giovane studente

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Le Palme - Si cominciavano a preparare da giorni: i giovanetti andavano a raccogliere rami d'ulivo raggruppandoli a fasci. Il giorno dopo le mamme vi aggiungevano violette. I fidanzati invece confezionavano palme artificiali con confetti infilati in fil di ferro e coperti di carta velina verde per farli sembrare fiori. Coi rami d'ulivo la domenica delle Palme s'andava in chiesa per benedirli e servivano anche a riappacificarsi con persone con cui non s'era in buoni rapporti. Infatti c’era il detto: "Ect la palm’, facimm’ pac’/ n’ gne temp d’ sta in guerr / pur’ li Turch’ fann la pac’ / tect la palm’ e damm nu’ vasc" (Eccoti la palma, facciamo pace, non è tempo di stare in guerra, se anche i turchi fanno la pace. Eccoti la palma e dammi un bacio).
I preparativi pasquali - I dolci tipici: taralli, puprart, f’rsell con uovo e vino, biscotti di mandorle. Durante la cottura in forno erano benedetti dal sacerdote. Nella settimana santa si digiunava o si mangiava solo verdura, il venerdì nulla. A Pasqua c'erano agnello - il primo pezzo veniva gettato nel fuoco per nutrire Gesù - e asparagi, e le uova benedette (lesse e condite con olio).
Le pulizie casalinghe - Per Pasqua la pulizia delle case era fondamentale. S'imbiancavano i muri, si lavavano le tende, si cambiavano coperte e lenzuola. Si cucivano anche i vestiti nuovi. Le funzioni religiose si svolgevano dal mercoledì alla domenica. All’inizio o a mezza Quaresima venivano da fuori dei sacerdoti che ogni notte predicavano. Il giovedì alle 15.30 si faceva "Lu Passio"; verso le 18.00 usciva la processione con solo la Madonna. Al ritorno, si metteva il Crocifisso per terra e si prendeva la pace. Le chiese erano aperte fino al mattino dopo e anche i malviventi erano liberi di girare per prendersi la pace, infatti i carabinieri non avevano potere. Il venerdì mattina donne vestite di bianco facevano la guardia ai sepolcri. La sera si svolgeva la processione. Il sabato mattina, all’alba, le ragazze andavano ai pozzi per riempire il fonte battesimale di acqua, benedetta dal sacerdote che celebrava la Santa Messa.
Quando Gesù risorgeva, venivano sciolte le campane e i fedeli in chiesa lanciavano in aria colombe e farfalle, chi non c'era andato doveva inginocchiarsi, prendere poi una scopa o una mazza e sbatterla contro i mobili o le porte per scacciare il demonio. Dopo, tutti i bambini andavano per le case chiedendo uova per la frittata della Pasquetta. La festa comunque cominciava sin da Sabato santo: mentre le campane suonavano a distesa, si poteva già augurare buona Pasqua e fare chiasso con raganedd’, rangasc’ e tric e trac.
luca sciulla

PESCHICI
Una delle tante manifestazioni religiose a carattere popolare, rappresentative e indimenticabili, era la benedizione delle case che avveniva la settimana dopo Pasqua. In ogni casa regnava una febbrile, festosa agitazione per preparare con dignità e devozione l'arrivo del prete. Chi lavava per terra, chi puliva i vetri, chi lucidava i mobili, chi erigeva un altarino. Non era una semplice cerimonia, ma rappresentava la visita del Signore nella propria abitazione. Le donne, soprattutto le più povere, donavano al parroco qualche misurino d'olio, uova, frutta e persino qualche monetina, esprimendo così il proprio sentimento di gratitudine per la benedi-zione ricevuta. Una bellissima tradizione, millenaria, con funzione d'insegnamento, che vivificava il rapporto pastore-fedeli, caduta nell'oblio.
Non si usa più! Perché?
Ripensando a vecchi episodi, si riaffacciano, velati da soave tristezza, giochi infantili, tradizioni e, in un febbrile susseguirsi d'immagini, le tante innocue competizioni - trottola (strumm'le), guerra francese, 4 cantoni, nascondino - giochi istruttivi e soprattutto sani. Ma anche riti per rinverdire tradizioni religiose, memorie paesane, eventi culturali popolari. Come le fanoie, falò accesi nei crocevia alla vigilia di ogni ricorrenza religiosa, intorno a cui si radunavano giovani e anziani intonando canti propiziatori per allontanare gli spiriti maligni.
Le sere si trascorrevano all'ufficio parrocchiale (o al concerto per chi voleva imparare a suonare qualche strumento), ripetendo eventi antichi, fenomeni di carattere intellettuale destinati a istruire le nuove generazioni. Una vera e propria missione, un mandato apostolico di predicazione del Vangelo insegnato dai parroci con tenerezza paterna per indirizzare tutti noi giovani verso sani principi morali e una convivenza civile, pacifica, fraterna.
Perché tutto ciò è diventato solo un labile ricordo?
giuseppe rauzino

 "punto di stella" MARZO 2008

 

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