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17/10/2008

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UNO SCRIGNO TRABOCCANTE DI TESORI

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Un evento che sconvolgerà - di sicuro in positivo - lo “statu quo” di un intero territorio, non baciato dal mare, non aduso a flussi turistici invasivi, semiabbandonato dalle scelte direzionali politiche ma in forte recupero e impreziosito da bellezze naturali difficilmente rintracciabili in altri luoghi italici ed esteri, sta per compiersi: domani 18, alle 15.30, nell’Auditorium del Museo del Tesoro della Cattedrale di Troia la storia dei Monti Dauni assisterà a una svolta fortemente voluta da “Daunia Vetus”, affiancata da partner di spessore: la Diocesi di Lucera-Troia e il suo vescovo, mons. Domenico Cornacchia, in primis, e le Fondazioni Bancarie aderenti all’ACRI.

Al suo responsabile Marketing e Comunicazione, Antonio V. Gelormini, abbiamo chiesto un excursus dell’iniziativa associativa che domani riceverà ufficialmente il sigillo battesimale. Ne riportiamo di seguito l’analisi, senza interromperlo, visto l’interesse che suscita.

“L’Antica Daunia è la terra che diede approdo all’eroe acheo Diomede, compagno di Ulisse e re di Argo, fiero combattente (il più forte dopo Achille), grande navigatore e maestro nell’arte di addomesticare i cavalli. Al suo arrivo sulle coste del Gargano, la leggenda narra che scagliò in mare dei massi ciclopici dando vita alle Isole Tremiti. Sposata la figlia del re Dauno, elesse questa terra a sua dimora definitiva, tanto che da ‘mortale che aveva tentato il confronto con gli Dei’, chiese che una spiaggia di questo affascinante arcipelago diventasse il luogo della sua sepoltura. Afrodite, volendo renderne perenne la presenza, trasformò allora i suoi compagni in grandi uccelli marini, le ‘diomedee’, affinché bagnassero sempre la tomba del loro eroe.

“Per uno dei tanti inesplicabili paradossi della storia, oggi l’Antica Daunia riprende forma per dar vita a un Distretto Culturale, attorno a una città di nome Troia e lungo gli ambiti territoriali prima di centri storici come Lucera, Bovino, Biccari, Faeto e Orsara di Puglia. E poi, allargandosi nel contesto del Subappennino, con i Comuni di Pietramontecorvino, Roseto Valfortore, Celenza Valfortore e Castelnuovo della Daunia. Lo ha fatto inaugurando, circa un anno fa, il Nuovo Museo della Cattedrale di Troia e quest’anno il rinnovato Museo Diocesano di Bovino. Poli d’attrazione dell’intero distretto che delinea i suoi contorni lungo i confini territoriali di antichi ambiti diocesani (Lucera-Troia e Foggia-Bovino).

“In particolare, nel polo museale troiano sono esposti frammenti di rarissime pergamene, cinquecentine, argenti, paramenti sacri e altre opere di rilevante valore artistico, storico e devozionale. E tra gli innumerevoli pezzi pregiati sono finalmente visibili i preziosi e famosi ‘Exultet’ troiani 1, 2, 3: i rotoli pergamenacei medievali, di scuola beneventana, miniati da monaci benedettini, raro esempio di sintesi devozionale e arte comunicativa. Nonché testimonianza unica della raffinata cultura prodotta negli ‘scriptoria’ degli innumerevoli conventi dauni dell’ordine cassinense.

“Il museo è organizzato per raccontare ai visitatori come la devozione di generazioni locali abbia saputo nel corso dei secoli rinnovarsi e manifestarsi in forme di arte e di bellezza non comune. Il tutto nell’elegante cornice settecentesca dell’ex Seminario Vescovile di Troia, opportunamente recuperato e riallestito, grazie ai fondi destinati alla realizzazione del Distretto Culturale Daunia Vetus dalle Fondazioni di origine bancaria aderenti all’Acri.

“Daunia Vetus, per i viaggiatori attenti e curiosi, si rivela uno scrigno traboccante di storia, arte, monumenti, colpi d’occhio fascinosi su paesaggi di assoluta originalità. Una campagna fatta di campi di grano ondeggianti, di boschi d’ulivi secolari, di colline dolci e animate dai moderni mulini eolici, solcate da vigne e disseminate di masserie antiche e casolari caratteristici. Qui imperano il giallo e il verde, ma anche il blu violetto dei carciofi (tra i più gustosi, compatti e dal pochissimo scarto), degli asparagi viola e di quell’uva, forse importata da Diomede, che tra le ‘cruste’ della Capitanata, ha dato vita a un vino nobile, il Nero di Troia, dal sapore asciutto, dai profumi intensi e dalla longevità persistente. Per questo, da tempo immemore, è base per vini doc pugliesi e per il taglio arricchente di più modesti vini italiani e francesi. Mentre da qualche anno è anche prodotto ‘in purezza’ e invecchiato, finalmente, in botti di rovere, come conviene ai vini di forte struttura.

“La declinazione territoriale di Daunia Vetus parte da Troia, che naturalmente non vanta alcun cavallo, ma in compenso presenta la sua splendida Cattedrale romanica, con le suggestive porte bronzee e il suo magnifico Rosone dai preziosi ricami calcarei arabeggianti. Si sposta a Lucera, il baluardo di Federico II, col suo Anfiteatro romano, il castello federiciano (sede delle milizie saracene), la Cattedrale gotico-angioina (edificata sui resti di una moschea) e il centro storico d’impianto medievale, il cui dedalo di piazze e viuzze ne fanno un salotto elegante e suggestivo.

“Passa per Biccari e l’oasi paesaggistica del lago Pescara, ideale per rilassanti passeggiate a cavallo, seguendo percorsi guidati, attrezzati e di sicura emozione. Approda a Faeto, il Comune più alto della Puglia, sede di un’autentica e rara comunità franco-provenzale che conserva intatto il patrimonio linguistico e dà vita a una delle più famose Sagre del prosciutto (prima domenica di febbraio). Si allunga a Bovino, uno dei ‘50 Borghi più belli d’Italia’, territorio di briganti ma anche dei nobili Guevara, nel cui palazzo ducale si conservano dipinti di valore e un frammento della Santa Spina, reliquia della passione di Cristo. Per ripiegare verso Orsara di Puglia, capitale locale della qualità enogastronomica, delle caratteristiche organolettiche dei suoi prodotti agricoli provenienti da un terreno particolarmente ricco di selenio e sede di un esclusivo Festival Jazz di caratura internazionale.

“Cambiando rapporto e affrontando i falsipiani del Subappennino più interno, gli antichi mulini ad acqua lasciano spazio alle pale più moderne dell’energia eolica. Il paesaggio diventa più suggestivo e il vento si arricchisce di profumi man mano che ci si avvicina a Roseto Valfortore, l’altro ‘Borgo tra i più belli d’Italia’. Il paese del miele e del tartufo, per la molteplice qualità di fiori (tra cui spicca la gran quantità di rose e le orchidee selvatiche del suo bosco secolare), capaci di favorire una produzione di miele tra le più variegate. E per l’altro tesoro custodito dal bosco: una specie tipica locale di tartufo nero, molto apprezzato da chef e buongustai.

“Poco distante, e quasi ai confini col Molise, Celenza Valfortore col suo borgo medievale, conservato intatto e caratteristico, domina come un baluardo la Valle del Fortore, oggi occupata dall’invaso artificiale generato dalla diga di Occhito, vero e proprio lago cui sono strettamente legate le sorti dell’intero Subappennino. Ma l’acqua, in questo angolo di paradiso ambientale, arricchita e filtrata dal sottosuolo, ha dato vita anche al Parco Termale di Castelnuovo della Daunia. Proprietà oligominerali e applicazioni per cure inalatorie e di fangobalneoterapia, lo annoverano tra gli stabilimenti più moderni e attrezzati della regione.

“Il percorso nell’Antica Daunia si completa con Pietramontecorvino, il terzo borgo ‘tra i più belli d’Italia’ del distretto culturale, dove l’impronta bizantina e normanna ha segnato con forza il suo paesaggio e l’originale impianto urbanistico ad anello, per dominare le colline circostanti. Ristrutturato e ancora visibile in “Terravecchia”, il centro storico cittadino. Da non perdere, infine, le grotte, scavate nella sua “Preta” (la roccia), che per secoli hanno svolto la funzione di ‘taverne’ per greggi, pastori e pellegrini, lungo le affascinanti autostrade rupestri della transumanza.

“Daunia Vetus continua a essere crocevia strategico di sacri itinerari: un tempo di fedeli e crociati che lungo la via Francigena e sulle dorsali ‘langobardorum’ della Capitanata si accingevano a ricevere l’ultima benedizione nei santuari di Siponto e Monte S. Angelo, prima dell’imbarco verso la Terra Santa. Oggi, invece, del dipanarsi di flussi viaggiatori moderni di turisti-pellegrini verso i santuari di San Pio a San Giovanni Rotondo o della Madonna Nera Incoronata a Foggia. Un lembo di Puglia a ridosso del Gargano che, incantato dalle diomedee ma stanco di dar voce a un atavico lamento, vuole cantare forte i suoi tesori e annunciare con orgoglio tutta la sua bellezza.”

(Per qualsiasi ulteriore informazione è possibile visitare il sito: www.dauniavetus.it)

 Redazione

 

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