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11/10/2008

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NON MANGEREMO PIU IL CACIOCAVALLO PODOLICO?

Clicca per Ingrandire C’eravamo anche noi, col nostro fotoreporter, al convegno che ha concluso la due giorni a tema tra Monte Sant’Angelo e Peschici dedicata alla “Gestione sostenibile dei boschi in area mediterranea” e quando ci ha sfiorato l’impressione che fosse il solito bla-bla (specialmente quando il tema è scivolato inesorabilmente sull’incendio del 24 luglio 2007!), ci siamo alzati e abbiamo abbandonato i convenuti.

L’asserzione che ci tormentava, uscendo dalla sala congressi dell’hotel peschiciano che riuniva i soliti “addetti ai lavori”, è rimasta inalterata, anzi si è rafforzata, quando l’abbiamo letta pari pari sull’Attacco avanzata dal geobotanico e componente gruppo di ricerca Università delle Marche-Italia Nostra, Nello Biscotti: “Questi incontri non servono a niente”. Nostra identica sensazione, la stessa che ci ha portato a disertare il consesso.

A prescindere dalla certezza che non necessariamente lo specialista intendesse riferirsi a questo convegno in particolare, si esalta giocoforza il riscontro che non più tardi di venti giorni fa, lui stesso, guarda caso nella medesima sala congressi, ha tenuto altro convegno (“Pianifichiamo il verde per non perdere paesaggi”) innestato nella “Giornata nazionale per la difesa dei paesaggi sensibili”, avente per obiettivo “guardare il drammatico evento del 24 luglio 2007 non solo come un fatto tragico, ma utile a diventare punto di ripartenza per una valorizzazione oculata del territorio curandone maggiormente gli aspetti naturalistici”.

Vedete, certe situazioni ci sconcertano, in quanto hanno il potere di scombussolare l’opinione alla quale possa giungere una persona dotata di capacità riflessive. Le quali, per naturale associazione d’idee, conducono dritto dritto alla successiva considerazione: se il convegno lo faccio io, è tutto giusto e corretto, se lo fanno gli altri… mah... il dubbio mi viene! Senonché, proprio per non confonderci ulteriormente, siamo arrivati perfino a giustificarla avendo trovato le ragioni di quella insofferente conclusione nelle sue dichiarazioni.

“Noi continuiamo a proporci - spiega - affinchè il verde venga gestito. La natura non può più farcela da sola. Sul Gargano il problema della rinaturazione è palese. Con l’abbandono delle campagne si stanno avendo conseguenze disastrose. Se smetti di arare si forma una massa vegetale (“pioniera”) che crea un maggior rischio incendi perché altamente infiammabile. Le aree che prima erano adibite a pascoli oggi si strutturano in macchie. Ma ora - ricorda - il bestiame sta diminuendo, spariscono i contadini e le superfici non boscate bruciano”.

Che vuol dire? Semplice: “Nonostante l’Unione Europea ci imponga di mantenere la biodiversità, non ci riusciamo. Molti non sanno nemmeno che l’80% del territorio del Gargano è area protetta”. Quindi? “L’attività agricola è l’unica a essere produttiva nel territorio ma nessuno vuole fare più questo mestiere. E cosa succederà, che fine faranno paesi come Carpino, Vico, Peschici, Monte che da sempre vivono di agricoltura? E’ l’unica attività che produce reddito, qui nel Gargano (e il turismo? Ndr). Quale futuro può avere il territorio se i politici locali non fanno nulla per incentivare i giovani e non solo loro, a entrare nel mondo dell’agricoltura?”

Cercando la sintesi, parlare di rimboschimento prati boschi pericolo-incendi, è fiato sprecato, per lo studioso, ove manchi il sostegno all’agricoltura. Settore che fra l’altro, venendo meno, fra dieci anni - stima Biscotti - toglierà di bocca a chi oggi tanto se ne riempie la locuzione “prodotti tipici”. Ovvio, in assenza di materia prima, come parlare più di “caciocavallo podolico” e assimilati?

Bè, se l’esordio del tecnico ci ha sconcertato, quest’ultima affermazione ci ha demolito. Perché porta in sé una allucinante consequenzialità: niente pascoli, niente vacche della Podolia, niente latte, niente caseifici, niente… caciocavallo podolico! Parafrasando una ormai celebre battuta televisiva… lo stiamo perdendo? Secondo Biscotti sembra proprio di sì. Ma… la soluzione? “Sensibilizzare le amministrazioni locali a fare tutto il possibile per evitare la morte dell’agricoltura”. Ci riuscirà? Meglio: ci riusciremo?

Piero Giannini

 Redazione

 

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