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22/08/2008

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FARE SISTEMA NON SIGNIFICA GUERRA TRA POVERI

Clicca per Ingrandire Mentre in Puglia ci apprestiamo a prendere confidenza con i Sistemi Turistici Locali (STL; ndr), ci sono regioni, come le Marche, il Lazio o la Toscana, che da anni ne contano decine già avviati ed affermati. Poco male, come al solito partiamo in ritardo, ma finalmente anche in questa regione sta per essere approvata la legge sugli STL.

Però, come spesso accade qui da noi, essa non è la risultante di un processo in atto, consapevole e concertato, tra i soggetti attori sul palcoscenico pugliese del settore turismo. Il rischio è che sia percepita ancora come il totem o l’icona messianica a cui affidare speranze di riscatto, richieste di aiuto e stimoli al cambiamento. Come al solito si spera che piova. Che qualcosa, decisa altrove, ci fornisca le risorse rivendicate ed attese in un’atavica abitudine al lamento.

Cominciamo col dire, allora, che “fare sistema” non è subire il cambiamento, ma imparare a provocarlo, a volerlo e a gestirlo. Fare sistema è imparare a non affidare la soluzione dei nostri problemi a terzi, o magari ai fondi che qualcun altro dovrebbe mettere a nostra disposizione. Cosa sempre più ardua, dati i tempi di magra e la relativizzazione della cosiddetta “questione meridionale”.

Per troppi anni l’accesso e l’utilizzo delle risorse hanno seguito canali soggettivi e finalità specifiche. Abbiamo ristrutturato i nostri alberghi, i nostri villaggi, i nostri campeggi, le nostre case, i nostri giardini e le nostre campagne. Ma per arrivare sul Gargano la parodia ferroviaria dei due o tre vagoncini, che arrivano a Calenella e tornano indietro, è sempre la stessa.

L’affaire aeroporto è pratica lasciata al solo capoluogo foggiano o agli umori della Seap, la società unica di gestione. Invece, e non mi stancherò di ripeterlo, si dovrebbe smettere di chiamarlo Aeroporto di Foggia, ma pensare decisamente a un Aeroporto del Gargano. Solo così si comincerebbe ad affrontare la questione in tutt’altri termini, con una maggiore propensione a soluzioni larghe di incoming (in entrata, arrivo; ndr), piuttosto che a rattoppi di corto respiro, cuciti su deboli movimenti di outgoing (in uscita, partenza; ndr).

E come se non bastasse, i nostri operatori di Vieste, di Rodi, di Peschici e dell’intera costa continuano a denunciare e subire il razionamento dell’acqua, per non parlare di quella potabile. Vogliamo tener testa a Spagna, Croazia o altre destinazioni adriatiche e mediterranee, ma l’acqua va via al tramonto, mentre i nostri acquedotti-gruviera perdono dal 40 al 60 percento della risorsa idrica trasportata.

Fare sistema significa imparare ad occuparsi degli altri. Essere attenti alle esigenze dei turisti, dei viaggiatori o degli ospiti, e se possibile anticiparle. Essere capaci di fornire informazioni, per esempio in un ufficio IAT (Informazioni Accoglienza Turistica; ndr), non solo su quanto accade nella propria città, ma anche nei centri più o meno vicini, se non addirittura nelle altre località della regione. Intranet (rete locale usata all'interno di un’organizzazione per facilitare comunicazione e accesso; ndr), in questi casi, diventa pane quotidiano in una prateria senza confini.

Fare sistema non è “Mors tua, vita mea”. Strano doverlo ribadire in un contesto dove le comunità monastiche benedettine (Kalena, S.Lorenzo in Carmignano, Tremiti, S. Marco in Lamis, Pulsano, per citarne solo alcune) e l’efficienza delle loro organizzazioni conventuali dovrebbero aver lasciato tracce indelebili, di una propensione naturale alla mutualità, consolidate dal sedimento dei secoli.

Sistema Turistico Locale del Gargano sì, ma anche STL del Subappennino e magari STL del Tavoliere, quali STL di “prodotto”, insieme concorrenti all’STL della Daunia, quale STL di “territorio”. E tutti funzionali al rilancio e all’affermazione della destinazione Puglia. In un concerto di sinergie tra costa, entroterra, programmi, infrastrutture, pacchetti e consorzi di operatori. Con un proliferare di scambi per aumentare la forza attrattiva dei nostri territori e sviluppare processi di fidelizzazione della clientela turistica.

Fare sistema è non perdersi in guerre tra poveri sui natali del Nero di Troia (se risalenti a Diomede o alla cittadina pugliese nel foggiano), anziché farne blasone per la Daunia insieme agli altri autoctoni di Murgia (Negramaro) e Salento (Primitivo). Fare sistema è considerare l’entroterra il vero valore aggiunto della costa. Complementare e non certo alternativo all’offerta turistica balneare. Va in tal senso l’iniziativa dei Comuni del distretto culturale Daunia Vetus nel Subappennino. A settembre i loro pullman si allungheranno verso la costa, per mettere a disposizione di quegli alberghi escursioni gratuite, da offrire come “up-grading” (promozione; ndr) ai loro clienti. Invitandoli a scoprire i tesori dell’entroterra, in uno sforzo di promozione e fidelizzazione reciproca.

Fare sistema è vivere le altre macroaree regionali come opportunità e non più come concorrenti. Nell’immaginario internazionale, da qualche tempo, il Salento è identificato come Puglia (o la Puglia come Salento). Nel passato questo era prerogativa del Gargano. Viviamo, allora, il sistema Salento come modello. Promuoverlo sia consapevolezza di incrementi di flussi turistici che, in un modo o nell’altro, dovranno passare dalla Daunia e dalla Murgia. A quel punto saper tendere le reti, con professionalità, sarà certamente più proficuo.

Fare sistema, in definitiva, è prima di tutto un approccio mentale. E’ una predisposizione che deve maturare nell’intimo quotidiano delle nostre comunità. Per essere artefici protagonisti del nostro futuro e non più comparse di una sceneggiatura scritta altrove.

Antonio V. Gelormini (in primo piano nella foto mentre parla la vicepresidente del Consiglio Provinciale, Billa Consiglio)
- gelormini@katamail.com -

 Redazione

 

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