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07/11/2009

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DI GIANNI LANNES, UNO MILLE CENTOMILA

Clicca per Ingrandire Ancora un attentato incendiario di stampo mafioso ai danni del giornalista Gianni Lannes. Alle ore 23,40 circa del 5 novembre scorso, “ignoti” hanno dato fuoco a un’altra automobile del cronista impegnato nell’inchiesta sulle navi dei veleni e recentemente nell’indagine sull’inceneritore che la Caviro intende realizzare a Carapelle (Fg). Nella mattinata del 5 novembre Lannes si era recato in tribunale a Lucera (Fg) per visionare la documentazione inerente il mercantile giapponese Et Suyo Maru (più noto come Eden V) affondato nel basso Adriatico il 16 dicembre 1988 in circostanze poco chiare. Nel pomeriggio aveva donato, ai parenti delle vittime del peschereccio "Francesco Padre", la prima copia del suo libro d’inchiesta a loro dedicato: “Nato: Colpito e affondato”.

Il primo attentato al giornalista garganico risale al 2 luglio scorso. Anche allora la sua auto saltò in aria. L’8 luglio il deputato Leoluca Orlando presentò un’interrogazione parlamentare a Berlusconi e al ministro dell’Interno Maroni. Dopo aver premesso che le voci libere e incondizionabili come quella di Lannes sono sempre più preziose per esprimere, pur nella diversità di opinioni e contenuti, il libero pensiero democratico, Orlando chiedeva al Governo «se non ritenesse opportuno intervenire con strumenti e misure adeguate al fine di combattere seriamente questi fenomeni che stanno sempre più spargendo terrore nella provincia foggiana, e non solo, e per garantire immediatamente a tutti i cittadini, e alla stampa in particolare, sicurezza e massima protezione personale (inclusa quella per le loro famiglie)».

Nessuna risposta. Il 23 luglio, “ignoti” pedinarono per tutta la giornata il direttore di Terra Nostra. Lo stesso giorno i freni della sua auto furono sabotati, mettendo in serio pericolo la sua vita. Ora questo nuovo attentato.

Lannes si batte da anni contro le mafie di ogni latitudine; attualmente con la testata online www.italiaterranostra.it ha intensificato la sua azione di informazione democratica e di impegno civile. Freelance specializzato in scottanti inchieste sul traffico di esseri umani, armi e rifiuti pericolosi, attualmente è impegnato in delicate inchieste giornalistiche a carattere nazionale e internazionale.

Due anni fa, in un articolo del 28 settembre 2007 dal titolo "Giornalisti scomodi", il periodico “Left” parlò già di gravi intimidazioni a Lannes, mettendone in risalto l’efficace azione antimafia: «Gianni è di quei cronisti impavidi che ficcano il naso dappertutto. Anche dove per qualcuno non si dovrebbe mai, tra le pieghe della criminalità organizzata o in quella zona grigia fatta di colletti bianchi al servizio di uomini dal grilletto facile. In Puglia, come in Sicilia o in Campania. In più, Gianni Lannes ha il brutto vizio di dare lezioni sul giornalismo antimafia per conto di Libera, l’associazione di don Luigi Ciotti diventata l’emblema della lotta alle mafie. Negli ultimi tempi segnali di insofferenza nei confronti dei cronisti ce ne sono stati tanti. E’ noto che la mafia non ami le luci dell’informazione. Roberto Saviano, ad esempio, sta ancora facendo i conti con la criminalità organizzata campana per quanto scritto in Gomorra…».

Già.

Ma il caso Saviano ci insegna quanto sia estremamente importante proteggere chi le luci dell’informazione le fa splendere, con grande rischio personale, sulle linee d'ombra, per informare le popolazioni ignare di ciò che accade loro intorno, e che scontano sulla propria pelle i reati ambientali, e non, commessi per scopi di lucro. L'informazione è il sale della democrazia, ma è un sale che non piace a chi vuol continuare indisturbato, senza il controllo dell'opinione pubblica, a commettere danni, e fa tacere, con metodi mafiosi, le poche voci libere del giornalismo italiano.

E Lannes, senza ombra di dubbio, è una voce libera, anzi liberissima (… e molto scomoda). Lui non demorde: ha dichiarato che porterà a compimento le sue indagini: «Un dato è certo - scrive Lannes: - proseguiremo nelle nostre inchieste, portando a termine le indagini sugli inceneritori. Abbiamo individuato il limbo oscuro dove i rapporti tra la politica corrotta (mafia dei colletti bianchi) e la criminalità organizzata si fondono. Noi non molliamo».

Ora si teme per la sua vita. Su Facebook, nel gruppo “Solidarietà a Gianni Lannes, voce libera della Capitanata!” fondato il 2 luglio da Pasquale Trivisonne, e che conta attualmente 595 iscritti, leggiamo i messaggi in bacheca. Scrive Giuseppe Maritati: «Adesso basta. Questo è solo l'ultimo di una lunga serie di vili attacchi e intimidazioni riservate ai giornalisti che svolgono il loro lavoro in modo autonomo e indipendente. Lo Stato deve reagire senza tentennamenti e con la necessaria urgenza per colpire i criminali mafiosi e garantire ai cittadini il diritto di informazione completa sui fatti oggetto dell'indagine di Gianni Lannes».

E Gianfranco Calò propone: “Perchè noi tutti, iscritti ai Gruppi Facebook di sostegno a Gianni non inviamo un comunicato alla sede regionale di RAI3 con il quale avvertiamo che: chiunque pensi di fermare Gianni nelle sue battaglie con atti intimidatori e criminali non potrà mai ottenere nessun risultato se non quello di moltiplicare esponenzialmente il numero dei Gianni Lannes tra i cittadini pugliesi che sono, nella stragrande maggioranza, onesti anche se molto, molto poco informati ?”.

Ma è sul sito on line di Terra Nostra che si sono susseguiti, in tutti questi mesi, i messaggi più significativi dei lettori. Scrive Liliana Toriello: «Dal nostro territorio, oscurato e non avvezzo a essere indagato dalla stampa libera e indipendente, si è alzata la rabbia che ha colpito con atto mafioso per ripristinare il silenzio e il “quieto vivere” funzionale agli affari improduttivi e dannosi per la Capitanata. I cittadini della provincia di Foggia dovrebbero, secondo “lor signori” assecondare, immobili, quanto si è progettato e si continua a progettare a loro insaputa per devastare il nostro territorio. La politica dov’è? E perché non si confronta con i cittadini? La lontananza delle Istituzioni dai bisogni reali dei cittadini di un territorio è l’ambiente di coltura per rafforzare la mano ai possibili assassini di domani. Non vogliamo eroi ma Democrazia partecipata».

«Occorre che le autorità competenti provvedano immediatamente ad assegnare un’adeguata protezione a questo nostro coraggioso concittadino - scrive Castalia. - Lo Stato glielo deve, noi tutti glielo dobbiamo subito. Non ci servono altri eroi da commemorare…».

«Occorre continuare a far sentire la nostra voce con fermezza - scrive Michele De Rosario. - Dobbiamo dimostrare che Gianni Lannes non è solo. Al suo fianco ci siamo anche noi, con i nostri nomi e cognomi, con le nostre lotte civiche e politiche, con la nostra ricerca della verità e la nostra volontà inesauribile di difendere la nostra terra. Chi tocca uno di noi tocca tutti noi».

Parole che sottoscriviamo, tutte!

Giù le mani da Gianni Lannes!

Teresa Maria Rauzino (presidente)


P.S. - La redazione del giornale ItaliaTerraNostra sente l'obbligo di manifestare la solidarietà al direttore Gianni Lannes e alla sua famiglia organizzando un presidio lunedì 9 novembre alle 18.30 a Foggia (C.so Garibaldi, 56 davanti alla Prefettura).
Nell'attuale panorama di una informazione soprattutto locale appiattita su posizioni attente a non urtare le diverse forme di potere, la professionalità del giornalista Gianni Lannes è uno stimolo per tutti coloro che nel Sud Italia e soprattutto in Puglia sono impegnati in difesa della legalità e per la tutela del territorio, e un esempio soprattutto per giovani che sono sensibili più di quanto non sembri verso coloro che spendono professionalità e impegno per ciò in cui credono.

E' tempo che alla famiglia del giornalista Gianni Lannes e a lui stesso sia assicurata adeguata protezione dalle Istituzioni e il Governo risponda alle interrogazioni che dai parlamentari sono state presentate fin dallo scorso luglio in occasione del primo attentato seguito alle minacce di morte. La democrazia ha il dovere di tutelare l'informazione perché l'informazione è il sale della democrazia.

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