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  LETTERA AL GIORNALE ......

 

1.1.08

Una ferita sempre aperta: riflessioni e autocritica

 Dalla signora Lidia Cionfoli riceviamo e pubblichiamo una analitica riflessione sulla tragedia del 24 luglio, troppo lunga e circostanziata per essere confinata nella posta del direttore.
Si dice che il tempo allevia ogni sofferenza, ma è difficile rimanere inerti, impassibili di fronte alla perdita di una parte importante della natura che nostro Signore ci ha donato. Il paradiso che Dio ci aveva dato, il 24 luglio 2007 è divenuto un inferno di fiamme e fumo e noi tutti siamo sprofondati nel pianto e nella tristezza al ricordo di quello che era prima. Piangiamo, come a un funerale, gli alberi bruciati e le tre creature vittime del fuoco. Accanto ai sentimenti di dolore, nostalgia e sconforto, affiorano l’angoscia e la rabbia che si scagliano contro un sistema di fronte al quale non si può più restare in silenzio.
Ecco allora che nelle bufere, nelle catastrofi, alluvioni e incendi, viene fuori la “brutta Peschici”, quella che i turisti non conoscono ma che, invece, conosciamo molto bene noi, popolo peschiciano. Emergono innumerevoli problemi seri come l’assenza di un adeguato pronto intervento, di idonei piani di emergenza per sopperire a calamità o ritardi nei soccorsi da parte delle istituzioni preposte.
Tante altre piaghe sono presenti soprattutto nei servizi sociali e sanitari ma non è in questa lettera che verranno discusse. E’ dagli anni ’70 che a Peschici affluiscono migliaia di turisti, ma ancora una volta il nostro verde ci ha trovati impreparati di fronte a un fuocherellino, quale sembrava in un primo momento, che però ha poi devastato ettari di terreno, il lavoro di tanti operai, l’economia del paese in generale, ma soprattutto i nostri cuori.
Mi sono vergognata di essere peschiciana quando da un quotidiano ho appreso che il nostro paese possiede soltanto una Fiat campagnola, oltretutto non sempre funzionante, per fronteggiare calamità di tale entità. E qui partono tutte le polemiche sulle responsabilità di chi poteva evitare tanto scempio. Mi domando: “Chi deve insistere e lottare per avere dei piani di emergenza efficaci: l’amministrazione, il corpo forestale, l’ente Parco Nazionale del Gargano, la Regione, la Protezione civile, lo Stato... noi popolo??? Noi peschiciani, che viviamo in tanto ben di Dio: il mare, il verde non intaccato dal fuoco, la serenità di un tramonto, il sorriso antico di un vecchietto e chi più ne ha più ne metta?
Ebbene sì, penso che in realtà tutti abbiamo delle piccole responsabilità poiché nella stragrande maggioranza di noi cittadini è assente quel pizzico di sensibilità, umiltà e rispetto verso le persone e l’ambiente che ci circonda. Non valorizziamo i beni di cui disponiamo per cui prevale spesso l’arroganza, l’arrivismo, la lotta per i propri interessi, la voglia di strafare per arricchirsi. E così perdiamo di vista il desiderio di lottare per un ideale unico, l’essenza della vita fatta di semplicità, valori, sogni, umiltà e fratellanza. Non penso che tutto ciò sia pura utopia, basterebbe che rientrassimo nella nostra dimensione spirituale, nell’essere umili protagonisti della nostra storia.
Sicuramente ciò comporta uno sforzo notevole perché molti sono gli ostacoli che non permettono la piena realizzazione della bontà umana, ma molti sono anche gli insegnamenti e gli esempi che il Signore ci ha donato confidando in noi. Anche il 24 luglio 2007, in tutti i suoi aspetti tragici, per me è stato un segno, un ritornare nella nostra dimensione di cenere e polvere. Da ciò penso sia necessario e doveroso un esame di coscienza di noi tutti con un cambiamento radicale della nostra mentalità e del nostro agire, un pensiero e un’azione che mirino a proteggere, a coccolare, ad amare ciò che Dio gratuitamente ci ha donato: la vita, la nostra vera ricchezza da affrontare con coraggio, secondo la legge divina, unica verità, senza mai arrenderci a questo sistema avariato.
Concludo e riaffermo con tutte le mie forze e il mio credere che oggi il popolo di Peschici è vivo grazie a Lui, nostro Padre, che non ci ha abbandonati ma che ci ha dato la forza e il coraggio di fronteggiare da soli, ognuno con le proprie possibilità, quell’infernale 24/7/2007. Basti pensare agli atti eroici di ca-rabinieri e gente comune che con i propri mezzi (gommoni, macchine, pompe d’acqua) si è buttata nelle fiamme e nel mare per salvare vite umane. E che Dio ce la mandi buona. “Signore ci affidiamo a te e sia fatta di noi tutti la Tua volontà”.

 
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