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14/06/2012

CHIUSURA OSPEDALI: “NON SI TRATTA DI CAMPANILISMO”

 Dall’assessore della Provincia di Lecce, Filomena D’Antini Solero, riceviamo e pubblichiamo.

“Le legittime preoccupazioni delle comunità salentine, che vedono il taglio dei punti nascita nelle proprie strutture sanitarie, non possono essere frettolosamente archiviate dalla Regione Puglia come mere rivendicazioni campanilistiche. Al contrario, si tratta di giustificate rimostranze che si connettono alla paura di vedere ridotti o comunque compromessi gli standard di assistenza che i cittadini, e in questo caso le donne, pretendono a buon diritto di avere. Ciò soprattutto in una fase fondamentale per la vita di una donna e in un momento essenziale della famiglia, istituzione sulla quale la nostra società si fonda, e cioè la nascita di una nuova vita.

“E’ proprio in queste occasioni più che in altre che le Istituzioni dovrebbero essere vicine ai cittadini e non lontane, se non proprio in posizione antitetica. Come si può pensare che nell’imminenza di un parto la possibilità di recarsi in una struttura lontana dalla propria abitazione sia altrettanto sicura quanto quella di avere l’assistenza necessaria nelle immediate vicinanze? Non appartiene alla nostra indole fomentare contrapposizioni ideologiche su temi specifici che toccano quotidianità e vissuto dei nostri cittadini. Proprio per questo le critiche che rivolgiamo alla Regione Puglia non sono generiche e aleatorie, ma mettono radici nella forma e nella sostanza di decisioni che dovranno certamente essere riviste.

“Da un punto di vista formale non si può non notare come siano mancati dialogo e condivisione coi territori oggetto della scure sanitaria. Dal punto di vista sostanziale è necessario correggere i criteri ispiratori dei tagli. E’ sorprendente che sulla chiusura dei punti nascita siano valutati i numeri del passato, mentre non si sia fatto ricorso ai moderni strumenti di indagine sociale per prevenire e organizzare il futuro. Inoltre, non si è tenuto conto dei servizi essenziali e complementari al servizio nascita già presenti in alcuni territori. Si doveva guardare avanti e non indietro nel momento stesso in cui si pensava a un riordino o comunque a una riprogrammazione.

“Si è scelto, invece, di operare per il futuro avendo fra le mani la fotografia del passato, di ciò che è stato, di ciò che si è verificato in un particolare momento storico, che non è detto si ripeta più avanti. Abbiamo a disposizione istituzioni, uffici, professionalità e dati che scandagliano il Salento che verrà, la famiglia del prossimo futuro, le scelte dei coniugi e delle donne in materia di maternità e genitorialità. Si è deciso, invece, di trascurare queste conoscenze, riservandosi il solo potere di tagli autoreferenziali che hanno letteralmente depotenziato interi territori.

“Il danno subìto al momento dall’area compresa fra Casarano e Gallipoli - fra le più popolose del territorio non solo per numero di abitanti ma anche per presenze nel periodo estivo - in termini di punti nascita rappresenta a tutti gli effetti un buco assistenziale e sanitario sul quale si deve immediatamente intervenire per ristorare da un lato le comunità depauperate ed evitare dall’altro che gli altri punti nascita del Salento vengano oberati in maniera tale che corrano il rischio di rispondere inadeguatamente alle richieste dei cittadini” (Filomena D’Antini Solero)

 
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