Che sarebbe successo se l’aggressione di Rosarno ai danni di extracomunitari neri, fosse avvenuta in qualche paesino del nord, magari a giunta leghista? Risposta scontata: gli amanti del multirazziale melting pot (progetto per la promozione dei diritti di cittadinanza; ndr), avrebbero lanciato accuse infamanti contro il nord egoista, fascista e razzista. Invece, trattandosi di aggressori meridionali, silenzio assoluto! Ma non è tutto, i garantisti dell’illegalità hanno tenuto le bocche cucite persino sugli atti vandalici compiuti dagli extracomunitari. Ipocrisie a parte, e fatto salvo il diritto degli uni (i cittadini di Rosarno a difendersi) e degli altri (i neri sfruttati a ribellarsi) a far valere le loro ragioni (entrambe legittime), la domanda che sorge spontanea è: sarà mai possibile far diventare il profondo sud, un “paese normale”?

In questi giorni gli organi di informazione ci hanno fatto sapere che nelle regioni meridionali solo il 2 percento dei lavoratori extracomunitari viene assunto regolarmente e che il rimanente 98 vive nella clandestinità ed esercita lavori in nero. Ciò significa che l’intera comunità di quelle regioni, vale a dire: forze dell’ordine, sindaci, autorità e finanche comuni cittadini, consumano in massa quel gravissimo “peccato” sociale che si chiama omertà. Se questa infame legge non scritta non verrà estirpata dalle menti dei meridionali, si può star certi che malavita, ’ndrangheta, mafia e camorra regneranno sovrane per l’eternità.

La soluzione? Se il popolo del sud, vuoi per pigrizia, vuoi per “convenienza”, non intende cambiare, perché non prendere in considerazione la proposta del sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, e cioè: commissariare quelle regioni che pensano di vivere in un’altra Italia? Se ognuno non si assume le sue responsabilità, non scandalizziamoci, poi, se qualcuno vuole dividere l’Italia in due. (Gianni Toffali)